Massimo Bottura è uno degli chef più stimati del pianeta ed è capace di coniugare la tradizione con l’avanguardia anche dietro ai fornelli
La cucina è musica per i nostri sensi e non solo per le nostra papille gustative ma anche per le nostre orecchie e il New York Times lo sa bene. E’ stato proprio lui infatti ad avere una grande idea: pubblicare un video in cui vengono esaltati i suoni della preparazione di una pietanza fino a far venire l’acquolina in bocca.
L’Università di Ferrara e i suoi ingegneri esperti in acustica sono gli autori geniali di questo fantastico esperimento. È nato così il video “The sounds of Massimo Bottura’s lasagna”, realizzato da Yuri Ancarani (regista) e Mirco Mencacci (montatore del suono). Da qui è partita la richiesta di collaborazione del Nyt a Unife e, a due mesi dalle riprese, il video è ora online.
I protagonisti della lasagna magica
Il protagonista è lo chef modenese di fama internazionale Massimo Bottura, mentre i “maghi” del suono, coloro che sono riusciti a dare corpo e consistenza al ribollìo dell’acqua, al borbottare del ragù sul fuoco, al rimescolare dell’impasto o al crepitìo croccante di un fritto sono Roberto Tovo, direttore del Dipartimento di Ingegneria di Unife, e il professor Francesco Pompoli, docente della scuola di Acustica, entrambi citati nei ringraziamenti finali insieme al responsabile della comunicazione Andrea Maggi.
Le riprese hanno avuto un set originale almeno quanto il piatto (una lasagna tricolore croccante) proposto dallo chef: la camera anecoica di Unife, anecoica perché priva di eco, un ambiente utilizzato per le ricerche sull’acustica (ad esempio dei teatri), ma anche per prove di laboratorio per aziende o per testare la rumorosità di apparecchiature industriali.
Il microfono cattura perfino il fruscìo bagnato degli spaghetti appena scolati, una manopola girata rimbomba come un martellata.
Tutto è gustosamente amplificato, fino alla trionfale presentazione della lasagna fritta su un piedistallo di ragù farcito di besciamella. Lo chef la serve solennemente al commensale-robot che attende al tavolo, pronto a mangiarsela…con le orecchie.